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Coronavirus: la comunicazione strategica di marchi e istituzioni prima del day after

In questi giorni, l’Italia condivide misure straordinarie per arginare un pericolo comune: il COVID-19, il Coronavirus che ha azzerato le frontiere di tutto il mondo.

Dopo le iniziative restrittive adottate nei focolai settentrionali, il 9 marzo 2020 il governo decide per l’estensione delle misure contenitive in tutto il territorio nazionale, di fatto trasformando l’Italia in un’unica “zona rossa”.

Sui social, a causa della bulimica richiesta di notizie e aggiornamenti da parte degli utenti, il racconto di questa emergenza coronavirus procede su almeno due fronti: la pubblicazione di episodi devianti rispetto alle regole stabilite (la fuga dalle zone rosse, la movida, gli assembramenti) e l’adozione di un hashtag di solidarietà nazionale (#iorestoacasa).

Tuttavia, le misure adottate per affrontare questa emergenza senza precedenti, e le proprietà “sociali” del Coronavirus, ci dovrebbero spingere ad alcune considerazioni che potrebbero avere un impatto sulle abitudini delle persone, comportamenti di marchi, aziende, enti e personaggi pubblici e, conseguentemente, sulla loro comunicazione pubblica.

 

UN NUOVO CODICE DI COMPORTAMENTO SOCIALE

Innanzi tutto, il coronavirus (un flagello “democratico” fin qua, avendo colpito senza distinzioni di appartenenza, ed essendo stato affrontato con misure comuni ad un’intera nazione) ha messo sul tavolo un nuovo “codice” del comportamento sociale: un nuovo rispetto della “prossimità” frutto dell’attenzione per la sicurezza degli altri e di se stessi, l’attenzione e la cura per l’ambiente in cui viviamo, ma anche per quelli che frequentiamo,  l’apprezzamento di nuove modalità di fruizione di strumenti tecnologici (smart working, piattaforme di e-learning, eccetera) sono indicatori di nuove norme che possono essere adottate se opportunamente codificate in seguito a questa crisi. Di un nuovo mondo post-coronavirus.

Dall’altra parte, esistono i marchi e i fornitori di servizi che, messi alle strette dalle limitazioni imposte ai consumatori, hanno cominciato a prestare i loro prodotti temporaneamente a titolo gratuito nelle zone critiche.

 

REPUTATION O PROFITTO? LE STRATEGIE DELLA COMUNICAZIONE E L’INCORPORAMENTO DEI NUOVI VALORI

Dunque, quando una società è costretta ad adottare nuovi comportamenti e a considerare nuovi valori, chiunque faccia comunicazione pubblica (marchi, aziende, amministrazioni) deve prepararsi a rispondere ai nuovi bisogni che emergeranno dopo l’emergenza, incarnando il prima possibile quei valori stessi: solidarietà e aiuto, agevolazioni e compromessi, democratizzazione del bene.

Dal punto di vista della comunicazione strategica oggi emerge senza ombra di dubbio il primato della reputation sul profitto immediato. L’immagine di sé che un’azienda o un professionista esprime deve riposizionarsi su una società mutata, per poter vincere la sfida del rientro alla normalità: quando un cliente consumatore tornerà ad avere la possibilità di scegliere un servizio o un prodotto dopo la fine dell’emergenza, è verosimile sceglierà non il prodotto o il servizio in sé, bensì il marchio che avrà adottato da subito quel suo stesso nuovo codice di comportamento.

Per questo occorre comunicare ADESSO per poter essere cercati DOMANI, in maniera strategica e solidale, anche fermando temporaneamente la ricerca del profitto immediato. Costruire su queste basi, permetterà al brand, domani, di presentarsi come un interlocutore credibile, pronto per le sfide che il futuro avrà in serbo per tutti.

 

ENTI E AMMINISTRAZIONI AVRANNO UNA NUOVA “VOCE”

Il discorso vale anche per un’amministrazione locale: se farà tesoro degli insegnamenti raccolti durante l’emergenza, sarà in grado di operare quella “codifica” dei comportamenti valoriali dei cittadini, per vestirli con un nuovo stile di vita istituzionale e legittimo. La voce degli enti pubblici deve tornare a essere onesta e paritaria, deve assecondare le buone abitudini e spiegarle dove necessario, incoraggiandole negli spazi sociali tramite campagne ad hoc, comunicandole con chiarezza grazie ad una strategia coordinata con le istituzioni centrali, facendosene paladina con l’adozione di un modello narrativo distintivo (onorificenze, targhe, attestati di merito, eccetera).

Questa è un’ulteriore dimostrazione che la comunicazione strategica può e deve imprimere al marketing una direzione etica e immersa nella realtà quotidiana, i cui frutti si coglieranno nel modo in cui la natura ci ha insegnato: seminando.